Museo Diocesano di arte sacra a Feltre (BL) – Ricostruzione 3D dal medioevo a oggi del palazzo del Vescovado

Evoluzione attraverso i secoli del palazzo del Vescovado di Feltre che oggi ospita il Museo Dicoesano di arte sacra.

Presentiamo un lungo lavoro elaborato per l’architetto progettista del recupero di questo importante edificio feltrino, Gloria Manera: un video che racconta l’evoluzione del vescovado attraverso i secoli, dal XIII secolo ad oggi. Nel video, alle numerose animazioni digitali si mescolano alcune foto significative, il tutto accompagnato dal racconto della voce dell’architetto.  Il video è visibile presso il Museo Diocesano di arte sacra a Feltre(BL) ma potete vedere un breve “racconto” da questa pagina.

Le preesistenze (XIII secolo)

Secondo gli esperti, prima del palazzo vescovile, esistevano già due torri o caseforti, che svettavano sopra il turrito colle roccioso in scaglia rossa di Feltre: un luogo ideale e riparato dove insediare la nuova sede episcopale.

 Il primo vescovado: quasi un castello 

 Acquisito il sito i primi interventi alla struttura, ad opera del vescovo Villalta, furono erigere una solida muratura di contenimento a margine del colle, mentre a nord vengono collegate le due torri con un alto muro. Successivamente l’ingresso principale fu protetto con nuove strutture. Il vescovado mantiene ancora tutto l’aspetto di un castello.

 Il 1348

 Un importante terremoto che colpisce Veneto e Friuli fa crollare alcune parti dell’episcopio, specialmente nel lato della torre ovest.

 La ricostruzione dopo il terremoto

Si rendono necessarie opere di ricostruzione che si protraggono nel tempo fino al primo ‘400. L’edificio si amplia decisamente verso sud occupando gran parte del piano terrazzato, mentre ad ovest viene eretto un nuovo volume porticato. i detriti derivanti dal crollo vengono sistemati a nord, così da creare una rampa che porta al nuovo ingresso, situato alla base della torre ovest. Nella corte viene costruito un portico con due grandi arcate ogivali, visibili ancora oggi nella sala conferenze.

Il grande loggiato (XV secolo)

Nella prima parte del ‘400 viene costruito un arioso loggiato composto da 5 arcate che si affaccia sulla città. Serviva come zona filtro per arrivare alla nuova cappella, la più antica finora rilevata in questo sito. Ad ovest il volume porticato viene rialzato di un piano, ed ospita una nuova sala d’udienza munita di camino.

Il vescovado diventa un palazzo veneziano (XV secolo)

Nella seconda metà del ‘400, solo la guida del vescovo Fasolo, l’episcopio cambia profondamente: vengono chiuse le parti a sud, formando con la torre est una zona residenziale. Nell’area della corte vengono realizzati ariosi ambienti interni, mentre si realizza un nuovo ingresso a nord. Grazie alle belle aperture trilobate e alle bifore, la struttura assume i caratteri di palazzo veneziano.

 L’incendio (XVI secolo)

Nella prima parte del ‘500 si insedia il vescovo Pizzamano e fa realizzare un imponente affresco, visibile ancora oggi nell’androne. Pochi anni più tardi, nel 1510, un devastante incedio colpisce la città di Feltre, coinvolgento anche il vescovado. Va a fuoco principalmente la parte ovest, e nel rogo si perdono anche i preziosi documenti dell’archivio vescovile. 

La ricostruzione dei vescovi Campeggi (XVI secolo)

I lavori di ristrutturazione partono subito e per motivi statici si chiude il loggiato. Lì, vengono realizzate le stanze private del vescovo, decorate con grottesche e tappezzerie dipinte. Siamo sotto la gestione dei vescovi Campeggi, dutante la quale vengono realizzati numerosi interventi decorativi negli spazi interni. Il volume ad ovest viene nuovamente rialzato di un piano, le nuove aperture sono decorate in pietra con arco a tutto sesto. Al piano terra della torre ovest viene realizzato il belvedere.

La grande ristrutturazione di Rovellio e Gradenigo (fine XVI secolo e inizi XVII secolo)

In questo periodo il palazzo subisce una grande ristrutturazione ad opera dei vescovi Rovellio e Gradenigo: l’intento era quello di dare al vescovado un aspetto rinascimentale e più omogeneo. Per fare questo vengono realizzati interventi strutturali e correzioni ottiche: i solai dei vari corpi vengono portati allo stesso livello, viene data omogeneità alle aperture a nord e a sud, vengono spostate le porte all’interno e viene costruita una grande scalinata. Entrambi i vescovi lasciano traccia del proprio operato con numerosi stemmi ed iscrizioni disseminati per il palazzo, sottoforma di dipinti ed incisioni su pietra

 

L’ultima costruzione: la torretta (XVII secolo)

Il vescovo Gera, nella seconda metà del ‘600, fa ristrutturare gli intonaci esterni e  realizza una torretta ad ovest. Essa contiene i servizi, elegantemente decorati con tralci di fiori. A sud vengono dipinte cornici e gigli, emblema del suo casato, e pone uno stemma in pietra con una lapide, a memoria dell’opera eseguita.

 

Raffinatezze settecentesche (XVIII seoclo)

Le grandi opere strutturali sono ormai terminate, ed il vescovado arriverà ai giorni nostri più o meno come lo vedevano nel ‘700. Internamente viene realizzata una cappellina privata, ornata di stucchi, pavimenti in seminato, con uno stemma centrale raffigurante tre rose, emblema del vescovo Minucci. Viene realizzata anche una raffinata decorazione della camera, tutta rivestita in legno, che ripropone i meandri floreali tipici dell’epoca.

Ottocento: piccole sistemazioni (XIX secolo)

In questo secolo vengono aggiunte decorazioni in varie sezioni del palazzo.

Le guerre, le modifiche, l’abbandono (XX secolo)

Nel ‘900, dpo le guerre ei relativi danni, si apportano modifiche per le nuove destinazioni d’uso. Si applicano soffittature, divisori interni, nuove intonacature. Vengono aggiunti servizi ed una nuova scala in graniglia. Poi sopraggiunge l’abbandono.

Il restauro

Oggi il palazzo vescovile, a distanza di vent’anni dal primo progetto, ospita il Nuovo Museo Diocesano di Feltre e Belluno(Inaugurato l’11 maggio 2018), che in 27 sale ospita un elevatissimo nunero di opere d’arte di enorme importanza. Uno straordinario lavoro di restauro ad opera di monsignor Giacomo Mazzorana, direttore del museo, Gloria Manera, architetto che ha seguito i lavori con il supporto tecnico dell’ingegner Siro Andrich, Tiziana Conte, conservatrice che ha selezionato de opere da destinare al Museo e ne ha seguito i restauri, affiancata da numerosi esperti.